A Castelluccio di Norcia la lenticchia rappresenta la tradizione e la cultura di un popolo, e la sua fioritura regala uno spettacolo magico.

A **Castelluccio di Norcia** all'inizio dell'estate va in scena uno spettacolo naturale davvero unico. L'altopiano si tinge di colori grazie alla fioritura dei campi di lenticchie che si fonde con le strisce verdi brillanti dei campi di grano e il viola tenue dei campi seminati a lupinella. Ma non solo, a dare vita alla magia contribuiscono anche genzianelle, papaveri, narcisi, violette, asfodeli, viole Eugeniae, trifogli, acetoselle e molte altre specie.

Ma quando andare in Umbria per ammirare questa magia e scoprire tutto sulla **Lenticchia IGP** di Castelluccio di Norcia? Il periodo migliore è tra maggio e luglio, e la cosa stupefacente è che ogni settimana regala una tavolozza di colori diversa, in base ai diversi momenti di fioritura delle varie specie di fiori spontanei e piante di legumi che ricoprono la piana ai piedi del monte Vettore.

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La lenticchia di Castelluccio, detta **"la lenta"**, si distingue per il tipo di seme (piccolo) e per la particolare resistenza alla contaminazione da parassiti, caratteristica innata che gli è conferita dall'ambiente naturale e dal clima rigido dell'altopiano in cui cresce. Famosa fin dai tempi dell’antica Roma, la lenticchia di Castelluccio di Norcia viene coltivata nei piani carsici di Castelluccio all’interno del [Parco Nazionale dei Monti Sibillini](http://www.sibillini.net/), località di particolare bellezza naturalistica e paesaggistica, ad altitudini che arrivano fino a 1600 metri.

Ricca di fibre alimentari, ferro, proteine e sali minerali, dal sapore inconfondibile, questo prodotto non è "solo un legume" ma rappresenta la tradizione e la cultura di un popolo. Qui vi vogliamo raccontare la storia delle **"carpirine della lenta"** (paragonabili alle mondine del riso) e fasi tradizionali della produzione della lenticchia Igp di Castelluccio di Norcia, oggi perlopiù cadute in disuso e sostituite da processi tecnologici. 

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L’**aratura e la semina** avvengono in primavera, dopo lo scioglimento del manto nevoso che ha ricoperto per tutto l’inverno i campi. Da quel momento fino alla raccolta la lenticchia ha bisogno solo di pioggia, invocata anche con il tradizionale pellegrinaggio della popolazione di Castelluccio a Norcia nella chiesa di Santa Scolastica. Dopo un mese e mezzo dalla semina si ha la fioritura dei campi della lenticchia, un'esplosione di colori unica nel suo genere. A fine luglio fino alla prima metà di agosto si procede alla carpitura.

Dato che la pianta della lenticchia è troppo bassa (solo di rado supera i 30 centimetri) e molti campi sono sassosi, la **carpitura** richiede particolare attenzione e molto tempo. Fino alla metà degli anni sessanta la carpitura veniva fatta a mano dalle carpirine. Ogni anno all’ inizio della carpitura le carpirine salivano a piedi a Castelluccio dai paesi dell’Ascolano insieme ai mietitori. Ogni gruppo era guidato da un suonatore d’organetto che suonando il suo strumento accompagnava il gruppo fin sulla scalinata della piazzetta di Castelluccio ai piedi della Chiesa.

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Man mano che la lenticchia viene carpita o tagliata, si raccoglie in mucchietti sul campo e fatta essiccare. Per la lenticchia **questo è il momento più delicato**. Una pioggia abbondante potrebbe compromettere il raccolto. Quando la lenticchia è sufficientemente secca si passa alla fase della "trita". Si sparge un mucchio di paglia di lenticchia per la piazza dell’aia e con “lu mazzafrustu”, ( due robusti bastoni legati tra di loro con una corda) facendolo roteare sopra la testa si batte sulla paglia di lenticchia finché i semi non escono dai loro baccelli. Quanto la trita era particolarmente grande si utilizzano cavalli e muli, legati in fila tra loro e fatti trottare in girotondo sopra la paglia di lenticchia.

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La fase successiva è la **“scamatura”**. Questa operazione ha bisogno del soffio del vento che deve essere continuo ma non troppo forte. La scamatura si fa gettando la cama (la paglia rimasta sul terreno durante la fase della "trita") in aria controvento. Il vento con il suo soffio allontana la pula che è leggera e fa ricadere nel cantile il seme della lenticchia. Questa operazione abbisogna di una particolare abilità che si ottiene con anni ed anni di pratica. Finita la scamatura quello che resta nel cantile e la lenticchia, il premio di una lunga stagione di lavoro.

Infine si passa alla **“conciatura**” che era affidata esclusivamente alle donne. La conciatura si fa in cantina ed ha lo scopo di togliere gli altri semi e l’impurità dalla lenticchia, che è pronta per essere confezionata e commercializzata.

Fonte articolo: https://www.lenticchiaigpcastelluccio.it/raccolta.php

Castelluccio di Norcia, la magia della fioritura e la tradizione della Lenticchia IGP